A te nocchiero della tua rotta che assapori l’infinito senza desiderarlo, essendoci.
A te che rinasci dall’onda come naufrago, ogni giorno nuotando in un oceano senza false mete, dritto verso la terra emersa del tuo cuore.
Daniele Raffa
La collaborazione tra Stefano Filippi e la Fondazione Emilia Bosis ha radici lontane. Del novembre 2007 è l’inizio del percorso teatrale e dell’autunno successivo il primo spettacolo, inizialmente in collaborazione con la Città del Teatro di Cascina (PI) e il Teatro Ferramenta di Bologna e in seguito con l’attuale compagnia Frequenze Alfa Teatro.
Lungo il cammino si sono avvicendati volti, umani e non; sono stati condivisi laboratori, viaggi, esperienze intense; e sono altresì scaturite diverse azioni performative e spettacoli, come: Caai Maac, Notturno Equus, Circo Bosis, Sete, Zoologico (sia nella versione teatrale che di parata di piazza) e l’attuale produzione Che animale sei? che debutterà nell’autunno 2019 e che vede anche il riconoscimento da parte dell’Università di Torino della ricerca e disseminazione di teatro sociale e di comunità ivi svolte.
Nonostante la diversità tematica ed estetica tutti questi percorsi formativi e produttivi sono legati da un comune filo rosso: l’Attenzione. Attenzione e cura per i dettagli, i gesti, le parole, le immagini, ma prima di tutto per le persone. Come afferma il regista, attore e formatore Stefano Filippi:
Credo che oggi l’Attenzione sia una discriminante decisiva nella vita relazionale e nell’evoluzione della coscienza a livello planetario. Infatti se è vero che è “l’Amore” a far muovere gli universi e i viaggi esperienziali nella profondità delle anime (il cui simbolo più famoso è la Commedia Divinadi dantesca memoria), nella nostra dimensione corporea di esseri occidentali spesso l’Amore perde la sua maiuscola e diviene simbolo di possesso, controllo, limitazione ed esclusività, quando non una forma ormai priva di contenuto. In questa terra di nessuno ecco che si dilata evidenziandosi il valore dell’Attenzione. Come un’anticamera all’Amore. Perché oggi le persone hanno bisogno anzitutto di Attenzione. Di essere ascoltate, guardate, toccate con qualità di presenza.
Tutto ciò si traduce nell’azione con umani e animali nel tener sempre viva “l’attenzione al qui e ora”, all’essere partecipi al Sé e all’Altro nel momento in cui si fa ciò che si fa (o non si fa). La necessità di perizia nell’addestramento di quadrupedi, rettili o volatili trova così il suo parallelo nella pratica teatrale nello stimolare le persone in scena “all’essere desti”, al vincere il torpore dell’abitudine, della routine e della passività (caratteriale o favorita dall’assunzione di medicinali) e nel risvegliare così la forza creativa ed espressiva di ciascuno. Il tutto in un’atmosfera di gioco e ironia: due potenti alleati, insieme ai “maestri animali”, nel trasformare il limite in una risorsa, nell’alleggerire il carico delle credenze e nell’allenarsi a vedere il lato b di ogni apparente impasse.
Per Stefano Filippi e i suoi collaboratori (tra cui Valentina Grigò che è attrice principale e cantante fin dall’inizio del percorso, nel 2007) poter collaborare in progetti di creazione interattiva con persone affette da cosiddetti “disturbi psichiatrici” è un privilegio, umano e artistico insieme. Grazie a loro si ha l’opportunità di accorgersi della profonda unità e bellezza che attraversa le storie più diverse, anche quando segnate dal marchio della sofferenza o dell’emarginazione, e di attivare così un profondo cammino di trasformazione, per sé e chi voglia da esso farsi contagiare prestando la propria attenzione e cura:
Queste facce così spesso distorte e segnate da qualcosa che potrebbe assomigliare al dolore o alla perdizione, attraversate da segni che parlano di difficoltà emotive e affettive, relazionali… queste facce risuonano di voci antiche, di terra e fame, sudore e tempi passati. Sanno ancora di qualcosa di vivo, che ci parla in diretta di memorie e recessi dell’anima, anche quelli bui e nascosti, quelli di cui di solito i “normali” fan opera di rimozione, tanta la paura di vedervisi specchiati. Queste facce hanno una funzione proiettiva, sono carne e sangue, parole vive che dal passato si proiettano nel poi. Sono convinto, come qualche grande studioso afferma, che queste persone sono state “bruciate” da un rapporto privilegiato con il sacro, con il divino e non hanno “retto il colpo” così fortemente straordinario, perdendo l’equilibrio psico-fisico con questo corpo in questa vita. Da un punto di vista teatrale sono poi spesso potentissimi. La loro presenza scenica sa essere magnetica come un bravo attore professionista riuscirebbe solo dopo moltissimo training approfondito. Avendo “mollato” alcuni vincoli frenanti legati all’apparire, all’immagine di sé, al rapporto con l’ego, ne ricevono subito un immediato vantaggio da un punto di vista espressivo che non risulta mai caricaturato o mediato.
Grazie alla collaborazione diretta e attenta, sulla scena e fuori, tra artisti professionisti, pazienti e operatori – “tutti in un punto” citando un’immagine di Calvino nelle Cosmicomiche – ciò che ne scaturisce non è un percorso “ricreativo” per soggetti “svantaggiati” ma la messa in gioco di anime in carne e ossa, ognuna delle quali viene chiamata attraverso una specifica disciplina a un costante apprendistato e impegno, sperimentazione e coraggio: a un cammino di spoliazione da ruoli e giudizi preconfezionati e di scoperta ed espressione, col sostegno del gruppo, di nuovi personaggi, talenti e storie.
Parallelamente alle prove teatrali, inoltre, quest’anno sono stati attivati altri due percorsi, uno di costruzione di maschere e pupazzi con Valentina Grigò (che sarà anche in scena in Che animale sei?) e uno di scrittura in movimento con Laura Aimo, volti a sollecitare diverse passioni e talenti dei partecipanti e a contribuire così a rendere ancora più ricco lo spettacolo finale.
La forza di questa esperienza e della sua ricerca autentica – radicale e radicata e, al contempo, leggera e divertita – si traduce sulla scena in spettacoli popolari e colti insieme, adatti sia a un pubblico di bambini che di adulti, di neofiti o di esperti. Lontano dal teatro di prosa come da quello amatoriale, ciò che viene condiviso con lo spettatore al termine del percorso formativo annuale è infatti il distillato di un cammino condiviso di creazione artistica e attivazione energetica. Un concerto di canzoni e danze, parole e quadri, azioni e fermo immagine. Un carosello di talenti umani e oltre-umani, con gli animali a cornice come attori anche loro integrati in un circo di colori e forme, suoni e memorie, sogni e nuovi mondi. Un’occasione per bambini e giovani di aprire lo sguardo al sacro e divino di cui spesso creature tangenti sono testimoni e di avviare così una sottile e sempre più urgente trasformazione della società. Una forma di Attenzione espansa che scioglie l’attesa e la resa e chiama a forme attive di bellezza, immaginazione e cura.
Per conoscere più da vicino il teatro di Stefano Filippi alla Fondazione Emilia Bosis, il 19 settembre 2019 dalle 10 alle 12 sarà possibile partecipare a Cascina Germoglio a una sua lezione aperta e gratuita di teatro con ospiti e operatori all’interno dell’iniziativa curata dalla Rete milanese di operatori di teatros sociale TiPiCi: “Arti e pratiche performative per il sociale”. L’iniziativa è promossa dal Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale “Per-formare il sociale. Educazione, cura e inclusione sociale” diretto dall’Università Cattolica di Milano in collaborazione con l’Università di Genova, Pavia, La Sapienza di Roma e Torino e vede il sostegno di Fondazione Cariplo.
Per maggiori informazioni e iscrizioni (entro e non oltre il 15 settembre): www.prinperformareilsociale.com oppure aimo.laura@gmail.com
Per sapere di più su Stefano Filippi: www.stefanofilippi.it