Quella della Fondazione è una politica di prevenzione, di sperimentazione, di innovazione, di comunicazione e di promozione culturale che aspira alla costituzione di un orizzonte in cui ogni soggetto può essere protagonista e vivere la dignità dell’essere in quanto tale. Per la realizzazione dei progetti riabilitativi e culturali ha sempre valorizzato le risorse del territorio come fucina di relazioni interpersonali superando gli stretti confini geografici locali attraverso un processo culturale di ampio respiro. Uno degli obiettivi è quello di creare una cultura diversa sul tema della malattia mentale attraverso iniziative artistiche, sportive, viaggi in carrozza e trekking internazionali, spettacoli teatrali e relazione con gli animali di Cascina Germoglio, un grande maneggio in cui gli ospiti possono relazionarsi con pappagalli, rapaci, pecore e cavalli.
Viaggi Equus
Ogni anno gli ospiti sono coinvolti in avventurosi Viaggi Equus.
Equus: il termine ci presenta all’istante il coprotagonista della scena educativa, il cavallo accanto alla persona. Il cavallo è il protagonista del movimento riabilitativo, in quest’ottica il cavallo non è solo lo strumento per raggiungere certi obiettivi, piuttosto è un compagno di viaggio, con cui comunicare e tramite cui esprimere e affrontare con maggior semplicità i travagli del cammino. Il contesto progettuale è la natura, un universo dov’è possibile riscoprire la profonda conessione con la parte più originaria di noi stessi. Il progetto Viaggi Equus offre quindi ai partecipanti una nuova e stimolante avventura riabilitativa e risocializzante, in cui lo sguardo della persona può spaziare su orizzonti più ampi grazie alla natura e al senso di responsabilità che essa richiede e, contemporaneamente, sviluppare un ascolto reciproco rivolto al mondo equino e alle esperienze culturali locali che si incontrano durante il cammino. Nello specifico si tratta di un itinerario suddiviso in tappe, percorse in sella al cavallo o su grandi carrozze, in cui ogni giorno si affronta un viaggio in mezzo alla natura per raggiungere la meta successiva. Ogni anno viene scelto un percorso nuovo, da Verdello a Cremona, sulle sponde del Fiume Po, fino all’Oasi del Busatello, oppure ad Assisi per poi giungere a Roma, in carrozza oppure in bicicletta, sempre alla scoperta dei diversi elementi paesaggistici e culturali che ogni territorio può offrire. Nel 2010 la Fondazione decide di organizzare un viaggio al di là dei confini nazionali e le carovane arrivano così in Normandia.
Progetto montagna e alcuni Viaggi Internazionali
Il Progetto Montagna è una delle attività proposte agli ospiti della Fondazione che attraverso le escursioni in natura, in quanto ambiente poco modificato dall’uomo e ricco di stimoli diversi, offre la possibilità di condividere esperienze di vita significative per la costruzione dell’autostima e per la riconquista di un ruolo sociale e di una dignità di “essere umano”. Tale progetto non si svolge soltanto nelle montagne lombarde, ma si spinge molto più in là. Nel 1998 ospiti e operatori giungono in Nepal e affrontano il trekking himalayano alla Piramide del CNR sul tetto del mondo Everest.
Nel 2003 raggiungono la Patagonia per misurarsi con le salite del Kilimanjaro e nel 2004, in occasione del cinquantenario della conquista del K2, nel contesto della spedizione scientifica ed alpinistica celebrata dal Governo Italiano, la Fondazione Bosis intraprende l’ascesa al Concordia e al campo base del K2 sul ghiacciaio del Baltoro in Pakistan.
Arte
La creatività è la capacità di elaborare soluzioni nuove per stabilire relazioni, è un modo di relazionarsi e di stare nel mondo, ha a che fare con il dispiegarsi del pensiero, ed è ciò che si contrappone alla rigidità. La funzione terapeutica è fornire un significato ai progetti: siano essi ludico espressivi o di altra natura, non sono creativi in sé ma lo diventano se a monte c’è una dimensione creativa dotata di senso. Per questo la Fondazione ha negli anni instaurato collaborazioni durature con grandi artisti di fama nazionale come Vicentini, Forgione e Signoretto, e anche internazionale, come in occasione del Simposio Internazionale d’Arte “L’Asino e la Luna”, con i quali ha organizzato laboratori artistici per gli ospiti delle strutture e prodotto opere d’arte che ha esposto alla Biennale di Venezia presso l’isola di San Servolo e presso la Scuola Navale Militare Francesco Morosini.
Fotografia
L’Arte della fotografia è un altro mezzo su cui la Fondazione ha investito tempo e risorse sia per comunicare all’esterno la qualità artistica ed emotiva di tutti gli eventi performativi e culturali che negli anni ha organizzato, ma soprattuto per offrire agli ospiti un ulteriore strumento per esprimere la propria intimità e il proprio punto di vista sul modo. Patrizia Riviera, una fotografa fine-art con influenze espressioniste e pittorialiste, inizia a fotografare nel 1992 frequentando la scuola “Donna Fotografa” di Giuliana Traverso.
Nel 2000 inizia a collaborare con la Fondazione Emilia Bosis andando in Patagonia per documentare il viaggio dei pazienti. Inizia così a fotografare persone con problemi psichici, esperienza da cui nasce una mostra ed un libro con la curatela di Roberto Mutti, che raccoglie oltre alle sue foto anche quelle degli ospiti. Nel 2003 conduce per la Fondazione il primo laboratorio “Fotografo perché esisto”, col fine di stimolare le persone a raccontare la loro vita con tutti gli elementi che la compongono: gli oggetti, le persone, i luoghi e le loro attività. Anche in questo caso è stata fatta una mostra al Centro San Fedele di Milano con la curatela di Gigliola Foschi. Da allora Patrizia Riviera organizza con i pazienti laboratori espressivi, educativi e terapeutici di fotografia, per favorire processi di benessere e di crescita personale.
La macchina fotografica oltre ad essere uno strumento per esprimere se stessi è diventata un mezzo con il quale alcuni ospiti possono farsi testimoni e dare un contributo permanente a delle attività in cui non sono direttamente coinvolti. Le fotografie degli ospiti assieme a quelle dei fotografi professionisti sono oggi impor- tanti documenti che la Fondazione ha per comunicare all’esterno il repertorio di eventi, opere d’arte, animali, performances, spetta- coli teatrali e viaggi che caratterizzano la specificità e l’unicità della relazione terapeutica che da sempre porta avanti.
Di importantissimo rilievo la partecipazione di Patrizia Riviera alla mostra “Noi Qui” organizzata a ottobre/novembre 2023 da Fotografica – Festival Fotografia Bergamo con 23 foto sulla Fondazione Emilia Bosis con il titolo “Liberazione della Follia”.
Moda
Tra i progetti che hanno riscosso maggior successo si metteno in evidenza i laboratori di moda condotti da Luca Hettner, giovane stilista e designer che da sempre calca le scene dell’arte e della moda. Approda nel 1995 alla Maison Ferrè, dove sperimenta tutte le opportunità creative. Nell’inverno 1997 presenta al pubblico la sua prima collezione di Alta Moda e altre ne seguono negli anni. Nel 1999 si trasferisce per un anno negli Stati Uniti e sperimenta le tendenze americane entrando in contatto con Barney’s, Hilfiger, Ellen Tracy, Harper’s Bazar. Tra le tante collaborazioni si ricordano: Napapjiri, All Glove, Beppe Facchinetti Furs, Sorelle Fontana, Guty. La sua prima collezione pret-à-porter per la distribuzione è dell’inverno 2007.
Hettner ha condotto per la Fondazione laboratori finalizzati alla creazione di costumi per gli spettacoli teatrali in progettazione al Teatro Stalla, ma anche capi che indossati da ospiti e operatori hanno sfilato in eventi organizzati ad hoc. Ai laboratori hanno partecipato attivamente gli ospiti di tutte le strutture comunitarie e dei Centri diurni affiancati, in alcuni casi, da alcune studentesse di moda dell’Istituto Caniana, preziose collaboratrici, che aiutano a realizzare le idee creative degli ospiti.
Durante il percorso i partecipanti hanno ideato, disegnato e realizzato gli abiti: dei veri e propri abiti haute couture, non solo per le idee uniche e innovative, ma anche per la realizzazione dei capi con taglio e cucito a mano. La loro manualità è cresciuta in modo esponenziale e la loro creatività è diventata più esuberante. La metodologia utilizzata è stata la medesima che viene applicata in uno studio stilistico per la creazione di una linea di moda. L’unica variante, peraltro utilizzata spessissimo per i costumi di scena, è stata quella di rielaborare capi già esistenti, così da permettere agli ospiti di intervenire manualmente sugli abiti per fare delle modifiche, diventando quindi i creatori effettivi di tutta la linea.
Sport
L’attività sportiva è da sempre al centro dei progetti riabilitativi della Fondazione Emilia Bosis come l’attività a cavallo, il gruppo montagna, oppure il gruppo bici che nel 2008 si avventura in un viaggio di 700 km che da Bergamo arriva fino a Roma per incontrare personalmente il Santo Padre Benedetto XVI°. Lo sport è una delle strade più proficue per unire le persone e per promuovere l’integrazione delle diversità, e poiché il canottaggio è stato il primo sport, a livello nazionale ed internazionale, ad accogliere nei suoi ranghi i disabili, la Fondazione ha scelto negli ultimi anni di investire nell’organizzazione del progetto Canoa e di Voga alla veneta. Un’attività che dà risalto al coraggio di tante donne e uomini straordinari che trovano in questo sport un valido compagno per affermare la propria personalità e combattere l’esclusione.
Speciali sono le qualità dello sport remiero che si contraddistingue sia per l’accessibilità, sia per l’aspetto motorio che impegna in modo armonico mente e corpo, sia per l’aspetto psicologico che beneficia di un rapporto esclusivo e coinvolgente della persona con l’elemento acqua e con lo scenario unico e rassicurante che lo circonda. L’obiettivo è di insegnare ai partecipanti a remare attraverso un percorso sperimentale ad hoc, costruito su misura, ascoltando le loro esigenze e valorizzando le loro potenzialità. Il frequente allenamento ha permesso di portare in canoa e sulle barche a remi diversi ospiti, non con lo scopo di gareggiare, ma con quello di vivere appieno un’esperienza diversa dal solito, emozionante grazie ai luoghi in cui questo sport può essere praticato. Luoghi che offrono una prospettiva diversa e sempre nuova: l’opportunità di guardare la terra circondato dall’elemento acqua. La squadra, composta da ospiti, da operatori opportunamente formati e da amici/volontari maestri di questo sport, ha partecipato nel 2019 alla Voga Longa e alla Regata Storica, a cui partecipa anche nel 2020.
Da menzionare il viaggio in barca a remi, da Torcello ad Aquileia, che nel giugno del 2023 ospiti e operatori della Fondazione hanno affrontato remando per circa 100km in 8 giorni.